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San Vito di Cadore: un piccolo angolo di paradiso

Ho conosciuto per la prima volta questa deliziosa località montana, San Vito di Cadore,  soprannominata “la piccola Cortina”, un piccolo angolo di paradiso dove la fresca aria della montagna si fonde in uno scenario panoramico mozzafiato, a soli 11 km da Cortina.

San Vito di Cadore è posizionato in una verde e incantevole conca ai piedi di maestose montagne: il monte Antelao, che, con i suoi 3.264 m di altezza, è la seconda montagna più alta dopo la Marmolada ed è per questo anche conosciuto come Re delle Dolomiti; il monte Marcora, che fa parte del gruppo del Sorapiss, uno dei gruppi montuosi più importanti delle Dolomiti; il monte Pelmo, altrimenti noto come el Caregón de ‘l Padreterno (il Trono del Padreterno).

Per quanto io non sia mai stata una “montanara abituale” e nemmeno una abile sciatrice, l’atmosfera fresca della montagna e il calore del legno delle case, il tutto incorniciato da un paesaggio mozzafiato, sono un mix perfetto per allontanarsi dalle alte temperature cittadine e dal caos della città.

In giro per qualche giorno in questa meravigliosa location, ho potuto godere della tranquillità del posto: i tempi lenti mi hanno ricordato la mia “lentezza” siciliana, mi sono sentita un po’ come a casa nonostante lo scenario fosse totalmente nuovo e molto diverso da quello al quale sono stata da sempre abituata con la montagna dell’Etna.

Tanti ciclisti, tante persone in tenuta da trekking pronte ad esplorare itinerari e percorsi che sicuramente regalano scorci altrimenti sconosciuti e impossibili da raggiungere con l’auto.

Il panificio storico “Fiore” offre una moltitudine di varietà di pane, biscotti e dolci, ma anche vino e birra locale: una folla davanti l’entrata attende anche che la pasta fatta istantaneamente da loro (tortelloni, gnocchi…) sia pronta. Qui impossibile non assaggiare la tipica torta al cioccolato senza farina o la torta di grano saraceno con una squisita marmellata.

La domenica mattina dei mesi estivi c’è un mercato di prodotti tipici locali e di artigianato: oggetti fatti con le varietà di legno del territorio.

La “piccola Cortina”, al contrario di Cortina, la sera è una località molto tranquilla, non chiassosa, con i tempi di chi la mattina si alza presto per esplorare nuovi percorsi da trekking o da mountain bike.

Una visita al tramonto al villaggio di Vinigo di Vodo di Cadore Valboite: sembra sia uno degli insediamenti più antichi del Cadore e qui sembra che il tempo si sia fermato ad un secolo fa. Vinigo è situato tra due torrenti: ad ovest Rudan, e ad est Ruinian che dall’Antelao scende attraversando Peaio, e ad est Ruinian le cui acque, provenienti dallo stesso monte, nella loro corsa verso il Boite azionavano un tempo le macine di ben tre mulini situati nei pressi del paese.

Desiderosa di una cena locale ma non necessariamente tradizionale, mi sono affidata all’intuito e ho scelto la trattoria “Il Vizietto”: ottima scelta! Ho lasciato che lo chef Marco, un ragazzo romano proprietario del ristorante, mi suggerisse qualcosa di particolare e compatibile con me che sono vegetariana, la scelta in realtà era tanta e non ho avu

to alcuna difficoltà.

Il risotto con cipolla “bruciata”, gorgonzola e burrata gelificata mi ha totalmente conquistata!

Una ricottina con marmellata di fichi senapata e un misto di verdure di stagione con aromi speziati sono stati il mio squisito secondo. Una trattoria promossa a pieni voti nella mia ultima sera a San Vito di Cadore, un luogo incantato che il giorno seguente lasciavo alle mie spalle non facilmente mentre iniziavo il mio lungo percorso verso la capitale.

Quando si scoprono questi angoli di paradiso, impossibile salutarli con un “addio” ma “a presto” è ciò che si ripete più volte mentre si percorre la strada che attraversa le maestose montagne per raggiungere l’autostrada, un ultimo sguardo indietro a quello scorcio di Dolomiti, al fresco profumo di sapori e di paesaggi unici.

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Una piccola finestra su Kathmandu

All’ Esquilino c’é una piccola finestra su Kathmandu: locale con poco meno di 20 tavolini, i pochi clienti italiani si confondono con i turisti, qui la maggior parte dei clienti è di nazionalità indiana & dintorni, nulla di strano in un quartiere multietnico come l’Esquilino.

La tipologia é da fast food, la scelta del menù soddisfa i palati anche di vegetariani e vegani. Il profumo delle spezie che si diffonde sulla via Buonarroti conduce qui: piatti tipici nepalesi e indiani, tante spezie, cibo piccante, servizio molto semplice ma chi, come me, é un cliente abituale, non ha più nemmeno bisogno di chiedere: conoscono il mio piatto preferito e sanno che non lo amo troppo caldo ma tiepido. Sanno che in base all’orario accompagno il mio piatto con una birra piccola o con un Mango Lassi, fresca bibita a base di yogurt e mango.

Il mio lavoro mi porta a non avere orari fissi e ben precisi: spesso i miei ospiti ritardano così mi trovo a volte alle 16 a dover ancora pranzare….e a qualsiasi ora da “Kathmandu” il mio piatto preferito é garantito!

Una gigantografia occupa un’intera parete e ritrae lo scorcio di un villaggio: si tratta di Namche Bazar (in nepalese नाम्चे बजार), piccolo villaggio del Nepal sud-orientale, nel distretto di Solukhumbu e nella zona amministrativa di Sagarmatha, ai piedi dell’Himalaya a 3.440 metri di altitudine. Fino a qualche anno fa contava 1.540 residenti. Il villaggio ospita la sede del Parco nazionale di Sagarmatha, che comprende molte celebri cime Himalayane. Qui il sabato mattina vi ha luogo un tradizionale mercato in cui gli abitanti dell’area vendono le loro mercanzie ai residenti di Namche Bazar e ai turisti.

Il racconto della proprietaria su questo splendido territorio mi avvolge e mi travolge: così, in quella grande finestra sul piccolo villaggio di Namche Bazar mi piace sognare che un giorno potrò magari affacciarmi davvero su quei paesaggi. Sogno, mi rilasso, mi fermo un attimo prima di riprendere una probabile corsa per altri ospiti in arrivo.

Saluto Kathmandu e sussurro “a presto!”…ci tornerò molto presto a mangiare il mio piatto preferito di riso speziato con verdure e ceci in salsa piccante o ci andrò davvero a Katmandu? Io comunque sussurro “a presto!”.

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